La caccia all’Aurora boreale

Basta scrollare le bacheche dei social per trovarsi di fronte a una valanga di immagini che ritraggono le splendide luci dell’aurora boreale. Sfavillanti bande colorate che illuminano i cieli islandesi, norvegesi, finlandesi e foto incredibili che lasciano a bocca aperta. E’ di sicuro uno dei desideri più sentiti dai viaggiatori, e per esperienza personale vi dico che è così. Stare sotto di lei, induce a credere di stare sotto al fluido di un incantesimo o di una incredibile magia della natura.

Tutta questa moltitudine di immagini postate e immesse sul web, potrebbe, però, indurre a credere che andare a nord significhi senz’alcun dubbio vederla e magari con la stessa intensità di colori visti nelle foto. Ma non è assolutamente così, mi spiace dover tradire le aspettative, perché questa non è la verità.

Facciamo chiarezza.

Intanto spieghiamo cos’è un’aurora boreale, così da comprendere quali condizioni fisiche e atmosferiche devono manifestarsi affinché sia visibile.

Chiamate in inglese Northern Lights a motivo della loro visibilità solo a latitudini in odore di Polo Nord tra il 60° e il 70° nord (anche al sud polare esiste e si chiama aurora australe, ma dato che il continente pertinente è disabitato non la prendiamo in considerazione), l’aurora boreale si manifesta nei cieli tra i 100 e i 1000 chilometri di distanza dalla Terra. Ed è visibile soltanto durante i periodi di forte attività solare, ma ovviamente, solo quando il tempo atmosferico, ossia, l’assenza di nuvole e nubi, ne permette la visione. Non devono esserci nevicate in corso, vento e bufere polari, pioggia o nuvole spesse.
L’origine delle aurore è correlata all’attività delle macchie solari. Il flusso di radiazioni che provengono dal Sole, scontrandosi con la ionosfera viene deviato verso i poli. Qui interagisce con i gas atmosferici che, caricandosi elettricamente, emette luci colorate.

Non sempre questo contatto dà origine alle aurore boreali, perciò molti parlano di mistero su che cosa scateni realmente il fenomeno. E in effetti, nonostante le app di riferimento, i calcoli di previsione di vento astrale e l’indice KP, non può esistere certezza all’osservazione del fenomeno, ma si possono solo monitorare costantemente tutte le condizioni affinché si manifesti e uscire in un luogo col minor inquinamento luminoso possibile, rimanendo col naso in su.

Un cosa è certa, da qualche anno e fino al 2025, ci troviamo in un periodo in cui le tempeste solari sono più intense e frequenti e dunque la massiccia documentazione fotografica a cui assistiamo è dovuta in gran parte a questo. Ecco il perché di così tante e splendide aurore boreali che si configurano nel cielo.

Se vuoi venire a caccia di aurore con noi, sappi che partiremo nuovamente in spedizione dal 15 al 22 marzo 2024, vedi qui.

Nella passata edizione ne abbiamo viste ben 4 su 6 notti. Potremo dire 5, ma in realtà quella sera, pur configurandosi un cielo stellato spettacolare, e indicandoci la app che ci sarebbe stato un indice molto alto di visibilità, non è partita. E il massimo del fenomeno è stato questo in foto.

Per contro, il 23 marzo 2023 abbiamo potuto rimanere ammaliati dalla più potente aurora boreale degli ultimi 6 anni.

E lì ho voluto fare una follia, siamo corsi sulla cima di una collina, con una camminata nella neve in salita, in un luogo sacro alla popolazione Sami, laddove avvengono rituali per le celebrazioni dell’estate. Non posso raccontare quel magia è stata ritrovarci esattamente sotto alla corona boreale con fasci di luce addirittura blu, qualcosa di eccezionale. Ripartendo il mattino successivo eravamo storditi dalla sua intensità.

Nelle serate successive, tornata in Italia, continuavo a guardare il cielo ogni sera. Come se mi aspettassi che potesse fare capolino e sentirmi protetta dalle sue luci e dalla sua danza magica, ancora una volta.

Vi auguro si poterla vedere presto! E’ una delle magie della natura più emozionanti.

Lascia un commento